Quando da internet “un pomodoro” aiuta i ragazzi a studiare !
Sempre più spesso capita di sentire genitori che si lamentano della difficoltà che hanno nel fare studiare i propri figli, che proprio non ne vogliono sapere di trascorrere tanto tempo sui libri e sulle materie ritenute inutili e spesso incomprensibili. Difficile che i ragazzi sentano una auto responsabilità, la scuola non é affar loro, ma una richiesta del mondo adulto, in primis i genitori e poi gli insegnanti, che chiedono, ordinano, fanno i compiti insieme ( qualvolta volta al posto dei figli) e quando questi ultimi si rifiutano allora scattano le punizioni. La più gettonata é sicuramente la confisca dello smartphone reo di distrarre e di essere uno dei principali motivi di scarsa applicazione dei compiti pomeridiani.
Va evidenziato che per i ragazzi/e la scuola rappresenta uno dei compiti evolutivi fondamentali per una buona crescita ma tale compito non é privo di difficoltà, di sfide cognitive ed emotive. Sono sicuramente delicati tutti passaggi tra scuole, in particolare quello tra la scuola media inferiore e quella superiore, importante crocevia di cambiamenti fisici e psicologici ma anche familiari poiché i genitori si devono ora sempre più confrontare con un giovane che da una parte si fa spronare come un bambino e dall’altra risponde e si oppone come un adolescente. Le armi persuasive che il genitore possedeva sembrano non funzionare più, i voti delle elementari e poi delle medie sembrano un miraggio, lo sconforto prende piede e da un lato il genitore si disorienta e preoccupa e il giovane si chiude, almeno apparentemente, e si apre ad un altro mondo appunto quello virtuale. Da qui l’illusione e speranza che chiudendo le porte d’accesso a questo mondo vi possa essere un ritorno al bambino ubbidiente di prima. Ma si sa che per crescere bisogna guardare avanti e anche se ogni tanto con un po’ di nostalgia si torna alle certezze del passato , la sfida evolutiva spinge affinché lo sguardo non si volti indietro.
Proprio dall’incontro e dall’ascolto dei miei giovani pazienti, emergono le paure e le preoccupazioni riguardanti la scuola, suddivisa quasi sempre su due aspetti uno quello strettamente cognitivo e di apprendimento e l’altro, sentito come più intenso, quello emotivo/relazionale. I ragazzi si raccontano e sono loro i primi ad indicare le criticità del cellulare e del web che distraggono, la difficoltà di studiare, di concentrarsi, di non possedere un metodo di studio, di non riuscire a gestire il tempo e di non sapere dare uno stop o un “disattiva notifica” di un mondo là fuori che chiama e soprattutto scrive, commenta, posta, condivide, pubblica. Tutti gli amici, le curiosità, le maldicenze, sono lì a portata di mano, tutti connessi con tutti ma non con se stessi. Da un punto di vista psicologico, studiare rappresenta uno dei primi momenti in cui la persona percepisce se stesso e la propria solitudine, ed é un passaggio difficile, tale capacità va sviluppata.
E proprio dallo smartphone può arrivare ciò che lo smartphone toglie, ossia la capacità di migliorare il proprio studio attraverso una applicazione che prende il nome “pomodoro” e da applicazioni simili che sono delle “App” che segnano il tempo di studio con delle sessioni e il tempo di pausa. Ed è proprio una mia giovane paziente che mi racconta di questa applicazione e di come finalmente ha trovato un buon metodo perché “ mi aiuta a darmi dei limiti e dei tempi si studio, il tempo è organizzato da qualcun altro, è una regola da rispettare” .
La riflessione che mi viene immediatamente a queste parole é quale sia la differenza tra un timer dalla forma di un uovo ( perché alla fine di questo si tratta) posto nelle cucine ed una applicazione del telefono. É una questione tra il nuovo e il vecchio ? Probabilmente no, é lo stesso oggetto che cambia natura, perché il timer posto dentro un telefono e più precisamente in una applicazione sembra più “ vivo” , ha una sorta di pseudo interattività per cui tu stesso imposti i minuti di studio, generalmente 25 minuti con le pause, generalmente 10 e le sessioni giornaliere e settimanali con grafici che rivelano l’andamento settimanale.
Ma cosa c’entra il pomodoro ?
Il pomodoro é il premio, ottenuto nel rispettare il tempo impostato, in alcune applicazioni con tanto di applauso e icona raffigurante un pomodoro che da verde diventa rosso, un pomodoro che mano mano che passa il tempo ti sorride, fa l’occhiolino, scompare in un buco e ritorna come indicazione dei minuti che trascorrono. Altre applicazioni sono più serie ma sempre con funzioni simili. Ed ecco che il pomodoro ti fa capire che la soddisfazione di finire dipende da te, diventa auto determinazione, una soddisfazione personale. Il tempo assume ritmi scanditi: c’è un tempo per studiare e uno per chattare e tale tempo non solo é scandito ma legittimato dalle pause impostate che con un suono e/o allarme ti richiama al tuo dovere. Non é il genitore a farlo ma lo smartphone, sono dunque io stesso! L’adolescente inizia a sentire maggiormente come proprio lo studio, come una propria responsabilità e non solo un volere dei genitori. E la ricompensa finale che si presenta al momento come un bel pomodoro “maturo” si trasformerà in soddisfazione personale e soprattutto in maggior sicurezza, perché un modo per riuscire a contrastare l’ansia dello studio é saper padroneggiare la materia, più sai meno ti agiti, meno ti agiti meno rischi di prendere un brutto voto e aspetto molto importante per i ragazzi non fare brutta figura davanti ai coetanei e agli insegnanti. Chiedere ai ragazzi di rinunciare allo smartphone è difficile, poiché per questa generazione, non a caso chiamata digitale, il telefono non è solo un oggetto ma una estensione di sé; è una finestra sul mondo che i ragazzi non vogliono chiudere. Ma da loro stessi e delle riflessioni arrivano soluzioni e possibilità come ad esempio quella di una applicazione dello stesso telefono che ti permette non di chiudere ma di socchiudere, dando l’impressione che alla fine non si è poi cosi soli!