La dipendenza non crea amore
La dipendenza non crea amore (Anaïs Nin)
L’amore non è mai una dipendenza. L’amore è uno stato assoluto,
incondizionato ed eterno che non reclama niente in cambio.
(Brian Weiss)
Molto spesso arrivano nel mio studio persone che soffrono poichè vivono un rapporto di coppia tormentato e doloroso in cui sentono che l’affetto è a senso unico. Vorrebbero uscirne ma non ci riescono, si consumano dentro un rapporto logoro giorno dopo giorno, sentendosi via via sempre più stanchi, non corrisposti, afflitti ed arrabbiati. Per molti di loro possiamo parlare di Dipendenza Affettiva, meglio conosciuta come mal d’amore. Ad oggi, la Dipendenza Affettiva, non rientra tra le categorie indicate nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, (DSM-5), non esistono quindi criteri generalmente riconosciuti cui poter far riferimento in sede di diagnosi clinica. In termini di classificazione, la dipendenza affettiva, rientra nella categoria delle New Addictions (Nuove Dipendenze), che comprendono tutte quelle forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica (droga, alcol, farmaci, ecc.), ma l’oggetto della dipendenza è rappresentato da comportamenti o attività che sono parte integrante della vita quotidiana. Questi comportamenti, in alcune persone possono assumere caratteristiche patologiche, creando molti problemi nelle relazioni e nella vita di tutti giorni con conseguenze gravissime. Tra le New Addictions, vengono annoverate anche la dipendenza sessuale, da gioco d’azzardo patologico, da lavoro, da internet, da shopping compulsivo e da sport. Negli ultimi anni, queste forme di dipendenza si sono sviluppate in maniera notevole, tanto che gli studiosi hanno volto ad esse le loro attenzioni al fine di studiarne le caratteristiche e le possibilità di intervento terapeutico.
Ma cosa si intende per per dipendenza affettiva?
La dipendenza affettiva può essere definita come una forma patologica di amore caratterizzata da una costante assenza di reciprocità all’interno della relazione di coppia, in cui uno dei due partner (sono percentualmente maggiori le donne) riveste il ruolo di donatore d’amore a senso unico, e vede nel legame con l’altro, spesso problematico o sfuggente, l’unica ragione della propria esistenza.
Molti studi e ricerche hanno posto l’attenzione sulle analogie tra la dipendenza affettiva e le dipendenza da sostanze, Alcuni autori (Reynaud e collaboratori 2010) propongono una definizione maggiormente sistematica di tale patologia, unita ad alcuni criteri diagnostici. Questi autori definiscono la dipendenza affettiva, come un modello disadattivo o problematico della relazione d’amore che può portare ad un deterioramento e una angoscia marcata, come manifestato da tre (o più) dei seguenti criteri (che si verificano in ogni momento, nello stesso periodo di 12 mesi, per i primi cinque criteri):
- esistenza di una sindrome caratterizzata da astinenza in assenza dell’amato;
- significativa sofferenza e bisogno compulsivo dell’altro;
- considerevole quantità di tempo speso su questa relazione (nella realtà o nel pensiero);
- riduzione di importanti attività sociali, professionali o di svago;
- persistente desiderio o sforzi infruttuosi di ridurre o controllare la propria relazione;
- ricerca della relazione, nonostante l’esistenza di problemi creati dalla stessa;
- esistenza di difficoltà di attaccamento come manifestato da ciascuno dei seguenti:
– ripetute relazioni amorose esaltate, senza alcun periodo di attaccamento durevole;
– ripetute relazioni amorose dolorose, caratterizzate da attaccamento insicuro.
La dipendenza affettiva viene quindi considerata una modalità patologica di vivere la relazione, in cui la persona dipendente, per non perdere il partner, mette in secondo piano propri bisogni in favore di quelli dell’altro, l’unico in grado di gratificare anche quando questo non accade più. I dipendenti affettivi sono sostanzialmente innamorati dell’amore, spesso mai conosciuto intimamente e che quindi non riescono a distinguere da ciò che non lo è. Per i dipendenti affettivi, la relazione può avere poteri magici, salvifici, e permette di superare qualsiasi ostacolo poichè sono convinti che che solo assieme a un’altra persona ci si possa sentire completi. Le caratteristiche psicologiche di una persona con un disturbo di dipendenza affettiva, dunque riguardano principalmente uno scarso amor proprio e una bassa autostima. Il dipendente affettivo desidera più di ogni altra cosa essere amato e a qualunque costo. Il soggetto, convinto di non essere amato vive costantemente nella paura di non piacere, teme la solitudine e questo lo porta ad accettare di fare qualunque cosa per l’altro, anche a scapito dei suoi valori e della sua morale. La persona dipendente affettivamente fa fatica a porre dei limiti, nutre una paura intensa di essere abbandonato e conosce poco il suo valore personale. Le persone che amano troppo prendono se stesse in ostaggio in relazioni deludenti e diventano sempre meno orientati alla felicità, sempre meno soddisfatti della vita. Possiamo dunque concludere dicendo che il problema non consiste in un eccesso di amore, ne di essere troppo gentili o troppo premurosi. Il cuore del problema consiste nel non sapere come amare il nostro essere sofferente, carente di amor proprio. Il dipendente affettivo non sa chi sia, non ha avuto la possibilità di andare incontro a se stesso, di amare la persona che più lo merita.
Come uscire dal problema? Per poter affrontare il problema della dipendenza affettiva è importante intraprendere un percorso psicologico che aiuti la persona a riprendere il controllo della propria vita. Riconoscere il problema è già il primo passo verso un desiderio di cambiamento; il fine è di comprendere perché la persona dipendente crede che l’unico legame d’amore consiste nel negare anzitutto l’amore di sé.