“Non dobbiamo stimare come più felice il giovane, ma il vecchio che ha vissuto bene.
Perché il giovane nella pienezza delle sue forze è spesso confuso e sviato dal vento della fortuna;
il vecchio che si è ancorato nella vecchiaia come in un porto, tiene ormai saldi nella sicura custodia della gratitudine i beni che prima aveva scarsa fiducia di ottenere.”
Epicuro
Nel 2000, nel mondo c’erano circa 600 milioni di persone con più di 60 anni e nel 2025 ce ne saranno 1,2 miliardi e nel 2050 se ne stimano circa 2 miliardi. Inoltre le donne vivono più a lungo degli uomini virtualmente in tutte le società. Di conseguenza nella fascia di popolazione molto anziana il rapporto fra donne e uomini è di 2 a 1.
La complessità della condizione anziana impone un approccio di carattere multidisciplinare integrato che consente non la sovrapposizione di discipline diverse che rimangono distanti e non comunicano tra di loro, ma il loro conglobamento in un metodo unitario di lavoro.
L’invecchiamento è un processo che interessa tutti gli organismi viventi e che comporta modificazioni biologiche. Nell’uomo si assiste a tali modificazioni del corpo e delle sue funzioni, seguite da un processo di adattamento psicofisico. Già dopo i 30 anni il fenomeno è graduale e progressivo, anche se variabile per ogni individuo.
L’invecchiamento è un fenomeno complesso che non può essere affidato alla sola età cronologica, si devono chiamare in causa le altre “età”: l’età psicologica, l’età sociale, l’età biologica, ed essere intese come un insieme compatto (Giumelli, 1996).
L’età biologica
– Secondo Cesa-Bianchi (1987), l’età biologica di una persona è la sua posizione attuale nei riguardi della sua potenziale durata di vita: si avvicina notevolmente all’età cronologica, ma non si identifica con essa.
L’età psicologica
– L’età psicologica si riferisce alle capacità adattative di una persona che risultano dal suo comportamento, ma può anche riferirsi alle relazioni soggettive o all’auto- consapevolezza: è collegata sia all’età cronologica che a quella biologica, ma non è pienamente desumibile dalla loro combinazione
L’età sociale
– L’età sociale si riferisce alle abitudini e ai ruoli sociali della persona in funzione delle aspettative del suo gruppo e della società: è collegata, ma non completamente definita, all’età cronologica, biologica e psicologica. Età di mezzo o presenile 45-65 anni : gli eventi biologici caratteristici sono la menopausa per la donna e l’andropausa per l’uomo, importanti per le modificazioni bio-umorali (aumento dei grassi nel sangue, della glicemia, predisposizione all’ipertensione arteriosa). Senescenza graduale, 65-75 anni : comunemente si indica l’età corrispondente all’inizio della vecchiaia a 65 anni. Senescenza, 75-90 anni : in passato individui di età superiore ai 65 anni mostravano riduzione dell’ efficienza psicofisica, ai giorni nostri si assiste alla comparsa di ultrasessantacinquenni efficienti.
Ma quali sono i fattori che influenzano i processi di invecchiamento?
Non è la senescenza la condizione patologica, piuttosto sono gli eventi morbosi a creare le condizioni del rapido declino psicofisico:
– Fattori genetici (il maschio invecchia più precocemente).
– Difficoltà nell’interagire con altre persone (isolamento)
– Stabilità economica
– Comparsa di malattie invalidanti
– Stile personale di vita, cioè subire o vivere la vita.
– Appartenenza ad un nucleo familiare o ad un gruppo
– Eventi drammatici
– Sradicamento dal proprio luogo di origine.
Il vissuto della malattia
Si sente più esposto alla malattia e quindi è meno sicuro di sé e delle proprie capacità di assolvere ai ruoli sociali familiari. La sofferenza il dolore dell’anziano possono essere la diretta conseguenza della malattia. Psicologicamente può non sentirsi più in grado di ricoprire il ruolo che gli era proprio oppure sente che gli altri non lo reputano all’altezza. Essere malato significa molto spesso per l’anziano sentirsi di peso per la propria famiglia. La malattia può indurre nell’anziano un certo grado di depressione. Lo può portare a sentirsi debilitato, creando in lui insoddisfazione e timori.L’anziano vede la malattia come una diretta conseguenza dell’età. Spesso sono le manifestazioni patologiche che inducono la persona anziana a rendersi conto per la prima volta di essere invecchiata. È noto che esistono malattie puramente organiche, ma a volte non è possibile escludere l’interferenza di co-fattori di carattere psicologico. Né si può escludere il ruolo svolto dai fattori psicologici nel valorizzare una terapia o nell’influire sul decorso della malattia stessa.
È importante quindi ascoltare l’anziano sia per le risorse di cui è portatore sia per le difficoltà che incontra per gli anni che passano;
– Permettergli di conservare i legami con il suo ambiente;
– Ritardare quando possibile l’istituzionalizzazione.
– Aumentare i fattori di protezione
Quali sono i fattori di protezione?
Sebbene il rischio di malattie aumenti con l’età, i problemi di salute non sono una conseguenza inevitabile dell’invecchiamento. Infatti se per molte di queste patologie non si conoscono misure preventive efficaci, per altre invece già sono note.
Fra queste c’è l’adozione di un sano stile di vita che include una regolare attività fisica, una sana alimentazione evitando il fumo e l’alcol. Inoltre le misure di prevenzione includono anche indagini cliniche per la diagnosi precoce. Non bisogna inoltre dimenticare l’importanza negli aspetti comunicativi; le relazioni interpersonali permettono una vita sociale fondamentale nell’invecchiamento. Wireless l’importanza nel fattore motivazionale essendo quest’ultimo fondamentale strumento di apprendimento. Come esseri umani non possiamo prendere lungo tutto il corso della vita motivare gli anziani a nuovi stimoli può essere utile sia emotivamente che cognitivamente. Vediamo molto spesso come gli anziani siano orgogliosi quando imparano ad utilizzare le nuove tecnologie, viste importanti sia per tenersi aggiornati sia per comunicare in maniera più efficace con i propri familiari (vedi l’utilizzo di whatapp e skype!)
Altri fattori importanti di pronti di protezione sono il pensiero e linguaggio che possono essere conservati se stimolati in maniera efficiente. La funzione creativa è un altro fattore importante che si può ritrovare in tanti settori o in tante azioni della vita quotidiana come d’esempio nelle iniziative culturali della propria città, nell’università della terza età, nei corsi di ginnastica dolce, eccetera.
Molto stimolante è il rapporto nonno-nipote
Esiste spesso la difficoltà di esprimersi nei bambini con i propri genitori impegnati a lavorare; la relazione fra nonno e nipote faciliterà la possibilità di espressione di entrambi: il nonno è un interlocutore che interagisce raccontando eventi del passato modificati per facilitarne la comprensione, rendendoli più piacevoli con un pizzico di invenzione.
Il racconto di eventi passati diventa strumento per stimolare la funzione creativa. L’interazione nonno-nipote diventa un elemento utile ad entrambi.
La vecchiaia può assumere un significato positivo e può essere vissuta nel modo giusto …non è soltanto il momento della saggezza, ma può essere anche quello della creatività.
Per creatività si intende quindi l’espressione di sé stesso, le cui modalità di esecuzione sono vastissime. E’ necessario quindi che l’anziano mantenga attive le funzioni cerebrali.
Gli affetti giocano un ruolo essenziale nell’agire quotidiano, nell’essere al mondo. La modalità di invecchiamento dunque non può prescindere dalla personalità e dalle esperienze, la vecchiaia rappresenta la sintesi del significato dell’esistenza: è nella vecchiaia che si può raggiungere la saggezza.
L’obiettivo auspicabile di qualsiasi iniziativa di sensibilizzazione sul tema “anziani” potrà dirsi realizzato nel momento in cui la comunità ed il singolo potranno riconoscere appieno il valore degli anziani all’interno della nostra società.
Dott. Monica Rupo
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