Una delle convinzioni più radicate riguardanti l’adolescenza è che gli ormoni impazziti facciano “andare fuori di testa” i ragazzi.
Le ultime ricerche in questo campo, tuttavia evidenziano che non sia, l’aumento dei livelli ormonali, che pure si verifica in questa fase, a determinare ciò che avviene durante l’adolescenza. Ora sappiamo che ad avere un influsso ben più importante sono i cambiamenti nello sviluppo del cervello.
Conoscere questi cambiamenti può contribuire a rendere la vita più facile a tutti coloro che hanno rapporti stretti con un giovane che sta attraversando questa fase del suo sviluppo.
LA MATURAZIONE CEREBRALE
Verso la fine degli anni ‘90, una serie di importanti ricerche ha gettato nuova luce su come matura il cervello dall’infanzia all’età adulta. Prima di questi studi, si riteneva che il cervello degli adolescenti fosse già un “prodotto finito”. La tecnica della Risonanza Magnetica (RM) ha reso possibile studiare meglio la maturazione cerebrale: evidenziando che anche durante l’adolescenza, si verifica un notevole sviluppo del cervello che continua fino alla prima età adulta.
Il nostro cervello contiene circa 100 miliardi di neuroni, variabili per forma e posizione ma accomunati da alcune caratteristiche. I neuroni sono cellule nervose destinate alla produzione ed allo scambio di segnali; rappresentano quindi l’unità funzionale del sistema nervoso, cioè la più piccola struttura in grado di eseguire tutte le funzioni cui è preposto.
Per capire come cambiano gli adolescenti dobbiamo capire come cambia il loro cervello ed in particolare focalizzeremo l’attenzione sulla corteccia cerebrale, sulla regione limbica, e sul tronco cerebrale.
La parte più esterna del cervello è rappresentata dalla corteccia cerebrale. Grazie alla corteccia cerebrale, siamo in grado di pensare e riflettere, percepire e ricordare, pianificare e prendere decisioni. Anche la consapevolezza ha origine in parte dalla corteccia cerebrale, è lo stesso si può dire per l’auto-consapevolezza, la consapevolezza di sé e delle proprie attività. La corteccia cerebrale ci permette quindi di essere consapevoli di quello che facciamo, di pensare con lucidità, di valutare una situazione, di ricordare eventi del passato, di riflettere sui punti del presente. Si tratta di funzioni molto importanti e per questo motivo, la corteccia viene definita il cervello esecutivo e il centro di controllo principale responsabile del coordinamento e dell’equilibrio.
La regione limbica è responsabile di molte funzioni: genera le emozioni, crea le motivazioni, influisce sulla memoria e sull’attenzione.
Infine il tronco cerebrale la parte più antica del cervello è posta alla base del cranio: questa regione, chiamata anche tronco encefalico regola cicli di sonno e veglia. Inoltre, il tronco cerebrale interagisce con la regione limbica sovrastante per dare origine a reazioni come la rabbia o la paura.
Vi è un’altra importante zona del cervello chiamata il cervelletto che è situata appena dietro la regione indicata e svolge un ruolo fondamentale nel regolare coordinare i movimenti del corpo, integrare le informazioni che provengono dal corpo con i pensieri e le emozioni.
Ma perchè è importante conoscere queste aree? Il motivo dell’importanza risiede nel fatto che esiste un divario (gap) tra il pieno raggiungimento di maturazione intellettuale intorno ai 16 anni, ma raggiungono la maturazione emotiva solo intorno ai 25 anni. Gli adolescenti, rispetto agli adulti, utilizzano differenti aree del cervello per comprendere le emozioni; o squilibrio tra lo sviluppo del controllo cognitivo e dei sistemi affettivi potrebbe essere ad esempio il fulcro dell’assunzione di comportamenti a rischio.
Entrando nel dettaglio, si può osservare come la parte più anteriore della corteccia ossia il lobo frontale ha un grande sviluppo nei primi anni di vita, continuando a crescere durante gli anni dell’infanzia. Proprio durante gli anni della adolescenza avvengono grandi cambiamenti in questa area. La corteccia cerebrale assume sempre più la funzione di integrazione poichè coordina e bilancia molte attività cerebrali che riguardano non solo il cervello ma anche il sistema nervoso nel suo complesso. In sintesi la parte pre-frontale svolge un importante ruolo di integrazione tra le le informazioni che derivano dalla corteccia, dal tronco cerebrale, e dalle altre parti dell’organismo ma anche dal mondo sociale.
Ma cosa accadde esattamente nel cervello dei nostri ragazzi?
Se durante l’infanzia, le connessioni neuronali erano numerose, pronte ad assimilare tutte le informazioni possibili, crescendo in quantità e dettagli, nell’adolescnza avviene un processo chiamato pruning (sfoltimento) una sorta di potatura in cui tali connessioni, vengono sfoltite, ridotte. In pratica vengono “dismesse” quelle connessioni che non servono o utilizziamo meno in modo focalizzarci di più su quelle che possono servire maggiormente. Ciò significa che tutto ciò che facciamo nell’infanzia se non utilizzato tenderà ad essere eliminato nell’adolescenza e viceversa. Il secondo grande cambiamento cerebrale consiste nella maggiore produzione di mielina che è una guaina che ricopre l’assone del neurone ( ossia il prolungamento della cellula nervosa) e che permette un maggiore e più rapido flusso di comunicazioni fra i neuroni collegati tra loro, sincronizzando e velocizzando le informazioni. Le abilità diventano più specifiche e questa a loro volta producono nuove connessioni e ulteriori integrazioni. Grazie a questi cambiamenti, le connessioni ora sono più precise , più efficienti, migliorando così nel ragazzo la capacità di giudizio, con l’aumento di una visione globale delle cose.
Oggi si sa quindi che durante il periodo dell’adolescenza, le connessioni nel cervello che vengono utilizzate diventano sempre più efficienti, ma se esse non vengono esercitate a sufficienza, potrebbero non sopravvivere al processo di pruning sinaptico.
L’ultima parte del cervello a cui lo sfoltimento sinaptico conferisce forma e dimensioni adulte, è la corteccia prefrontale, sede delle cosiddette “funzioni esecutive“: pianificazione, definizione delle priorità, organizzazione dei pensieri, controllo degli impulsi, valutazione delle conseguenze delle proprie azioni.
In altre parole, l’ultima parte del cervello a maturare è quella coinvolta nella capacità di prendere decisioni ponderate e responsabili.
Con una battuta potremmo dire che i genitori devono prestare i loro lobi frontali ai figli!
L’ADOLESCENTE, LA FAMIGLIA E I COETANEI
In questo periodo della vita il rapporto fra adolescenti e genitori è animato da due necessità opposte:
l’esigenza di autonomia ⇒ il bisogno di dipendenza
L’adolescente vive un momento lacerante, tra due estremi: non è ancora adulto ma non è più un bambino “Voglio mettermi alla prova, ma ho paura di non essere in grado di farcela. Voglio provare a vivere la mia vita, a prendere il volo, ma ho bisogno di sapere che c’è una ciambella di salvataggio sempre pronta.” Nello stesso tempo, l’adolescente non vuole che gli altri lo sappiano, perché un conto è come mi vedo io… un conto è quello che gli altri devono vedere di me!
Questo periodo viene considerato difficile per lo sviluppo, proprio in vista dei numerosi cambiamenti che si devono affrontare, ma a differenza di quanto si pensi, non tutte le adolescenze sono problematiche e se nell’infanzia il rapporto è stato ben impostato, l’adolescenza verrà percepita come un periodo di forti trasformazioni, e di bisogno di indipendenza, ma si ricomporrà senza danni.
Un altro punto fondamentale durante questi anni di sviluppo riguarda la costruzione dell’identità che per molti adolescenti rappresenta un dilemma cruciale nell’adolescenza. Gli adolescenti devono attraversare una sorta di crisi di identità nel senso che il concetto di sé non è più costruito sull’opinione dei genitori, ma sui giudizi dei coetanei.
L’adolescente deve scegliere quale persona intende diventare e cerca di aderire o si crea dei valori e degli ideali a cui aderire. La formazione dell’identità è influenzata da diversi fattori: dalla dotazione biologica, dalle esperienze personali dall’ambiente.
Altro aspetto fondamentale in adolescenza ricopre il gruppo dei pari che diventa il principale punto di riferimento, mentre il genitore, che sino ad allora era stato considerato come il modello identificativo principale, viene messo in discussione, con l’intento di differenziarsene in modo da poter definire la propria identità.
Far parte di un gruppo rafforza l’autostima, ci si sente più forti perché non ci si sente più soli. Il gruppo conferisce un’identità e un senso di appartenenza, aiutando, di conseguenza, il giovane ad emanciparsi dalla famiglia.
Molto spesso questo distacco mette in crisi il genitore che vive questa processo come una perdita di controllo, e una messa in discussione del suo ruolo, in quanto si trova a percepire il figlio in modo diverso, e a sentirsi per lui meno importante rispetto a prima.
Quando si parla di adolescenti spesso non si può non prendere in considerazione alcuni comportamenti a rischio tipici in questo periodo dello sviluppo. Ma cosa si intende esattamente per comportamento a rischio? Si intendono per lo più attività che possono avere come diretta conseguenza effetti letali o negativi sulla salute degli individui (bere, fumare, cattive abitudini alimentari, rapporti sessuali non protetti) oppure comportamenti socialmente distruttivi (vandalismo, crimini e atti devianti in genere)
Lo studio dei comportamenti a rischio in adolescenza non può prescindere dall’analisi delle interazioni fra diversi sistemi: personale, ambientale e comportamentale.
Fattori di rischio…perché?
Innanzitutto va detto che esistono delle differenze temperamentali che portano le persone a ricercare maggiormente le novità. Vi sono inoltre altre cause di tipo cognitivo come ad esempio l’ottimismo ingiustificato. L’ottimismo ingiustificato è la credenza di essere immuni dai pericoli rispetto ai coetanei messi nella stessa situazione; i giovani sono influenzati dal gruppo dei pari e hanno una rappresentazione del rischio diversa da quella dell’adulto.
Sembra che i giovani siano attratti dal rischio perché:
1) la partecipazione (se si partecipa con una certa frequenza ad alcune azioni spesso il comportamento viene giudicato poco rischioso)
2) l’influenza dei pari ( i comportamenti legittimi in gruppo sembrano meno rischiosi)
3) la dimensione morale ( ciò che si allontana dalla morale è considerato più
rischioso )
4) i fattori culturali ( le ragazze hanno un’idea del comportamento a rischio differente dei maschi)
Oggi sappiamo che la semplice conoscenza dei pericoli derivanti da un comportamento rischioso non è un fattore che impedisce di attuarlo (DISSONANZA COGNITIVA). Esempio: so che mi fa male fumare ma ciò non mi impedisce di farlo!
Va sottolineato che i fattori di rischio, possono essere contrastati, modificati o addirittura annullati dall’influenza dei fattori di protezione
Tipi di Fattori di Protezione:
→ personali
→ legati alla famiglia
→ legati alla comunita’
→ legati alla scuola
Caratteristiche che favoriscono crescita positiva nei giovani:
→ sicurezza fisica e psicologica
→ relazioni supportanti
→ senso di appartenenza
→ norme sociali positive
→ sostegno delle capacita’ e competenze
→ possibilita’ di sviluppare abilita’
→ integrazione tra famiglia, scuola e comunita’
Diventare adolescenti significa quindi cambiare mente, una mente nuova, ricca di spunti di possibilità e creatività. A noi adulti tocca il compito di riconoscere e attingere a questo enorme potenziale in modo da contribuire nel coltivare tale potere.