Mezza età: crisi o opportunità

                 

«Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.»
Dante Alighieri

Con questo verso Dante apre la Divina Commedia; il riferimento più citato come ispirazione a queste parole è il Convivio (IV 23,6-10) in cui si paragona l’esistenza dell’uomo a un arco, il cui apice corrisponde al trentacinquesimo anno di età («Là dove sia lo punto sommo di questo arco […] io credo tra il trentesimo e quarantesimo anno, e io credo che ne li perfettamente naturati esso ne sia nel trentacinquesimo anno»). Oggi questo verso è spesso utilizzato per indicare la condizione di chi è arrivato a metà di un percorso e si ferma a riflettere sulle scelte compiute e quelle da compiere. 

Un primo aspetto su cui desidero soffermarmi è la difficoltà nel definire in modo univoco il periodo della mezza età. Per alcuni studiosi è appunto come citava Dante tra i 35-40, mentre per altri ci si riferisce generalmente intorno ai 45 e i 55 anni; in questo articolo prenderò in considerazione quest’ultimo periodo. Un altro aspetto interessante, riguarda l’associare il periodo della mezza età con la parola “crisi”, identificandola come un momento della vita molto delicato in cui vi è una maggiore consapevolezza di un cambiamento fisico, cognitivo e sessuale. Il concetto di “midlife crisis”(crisi di mezza età) è stato coniato nel 1965 dallo psichiatra inglese Elliott Jaques, e viene paragonato ad un periodo simile alla pubertà, in cui la psiche del cinquantenne deve fare i conti con dei bilanci della vita rappresentati dal lavoro, dagli affetti, dal reddito, dal fisico che cambia, spesso paragonato a quello di altri coetanei e così come in adolescenza se il bilancio è negativo può insorgere una crisi d’identità. Come nel periodo dell’adolescenza,  aumentano le domande di tipo esistenziale: il senso della vita, la preoccupazione per il futuro ecc…Si inizia così a rimuginare sul passato e i momenti di nostalgia e rimpianti possono prendere sempre più posto. Alcuni ruoli che definivano appunto una identità si affievoliscono, come ad esempio l’occuparsi della crescita dei figli, che oramai diventano più indipendenti, ma anche perdere i punti di riferimento primari come la perdita dei genitori o il loro accudimento che rimanda comunque inevitabilmente al tempo che avanza. A questa età spesso aumentano le paure, si fa più fatica ad affrontare molti aspetti che prima risultavano più immediati, ci si confronta interiormente di più con il concetto della morte (aumentano i lutti per le persone care) e delle malattie. Un altro passaggio delicato è  rappresentato dalla fatica dell’accettare il corpo che cambia, in un’epoca in cui l’immagine riveste un ruolo sempre più importante nella vita delle persone. 

Ma se parliamo della mezza età come un momento di crisi, non possiamo non volgere l’ attenzione al significato stesso che la parola crisi rimanda ossia “giudizio critico o punto di svolta”. Se si riconoscono le cause della propria crisi, la si può affrontare in modo costruttivo, con una buona probabilità di uscirne rinforzati. Avendo trascorso molto del tempo con lo sguardo rivolto all’esterno, tesi a implementare una crescita personale, lavorativa, familiare questo periodo della vita, può rappresentare un momento in cui lo sguardo può finalmente iniziare a rivolgersi verso se stessi. Si può iniziare a godere e raccogliere con più rilassatezza ciò che è stato rincorso e seminato negli anni e allo stesso tempo iniziare a lasciar andare i progetti che non possono più essere realizzati con tenerezza, con serenità. Allo stesso tempo possono essere ripresi desideri, passioni, hobby che sono stati abbandonati per mancanza di tempo, per impegni più importanti, quei progetti  mai realizzati e chiusi nei cassetti della mente. Ora possono essere rispolverati, riguardanti con occhi nuovi, perché nel frattempo gli anni, l’esperienza vissuta può dare la possibilità di rimettersi in gioco magari in modo più leggero e più spensierato.

Citando K. Gibran (Il Profeta)…Ma se nel vostro pensiero dovete poi misurare il tempo con le stagioni, allora contenga ogni stagione le altre tutte, e che il presente stringa a sé il passato nel ricordo e il futuro nella speranza.