Quanto è difficile il dolce far niente

“L’ozio è il padre di tutti i vizi” cita un vecchia frase ( attribuita a Catone il vecchio, 234-149 a. C.) a cui viene attribuita una accezione fortemente negativa, definita come abituale e viziosa inerzia, per lo più dovuta a pigrizia, scarso senso del dovere, inattività, poltroneria ecc…

In realtà questa parola ha anche una valenza positiva, intesa come tempo libero, ricreazione, periodo di riposo, rispetto alle attività quotidiane. Gli antichi romani conoscevano bene l’importanza di distinguere il negotium, l’insieme di attività volte a prendersi cura dei propri affari, dall’otium, il periodo in cui ci si dedicava al riposo e alla ricerca intellettuale. Cicerone diceva: “Non mi sembra un uomo libero quello che non ozia di tanto in tanto”. Il concetto di ozio, ha quindi subito nel corso del tempo vari significati a volte anche contrapposti. Nel pensiero moderno, grazie anche ai recenti studi di psicologia e neuroscienze, si è ripreso questo concetto, rivalutando il bisogno che da una parte il nostro cervello ha di riposarsi senza fare nulla, dall’altra la difficoltà per molte persone di riuscire a ritagliarsi degli spazi nel “non fare niente”.

Nell’attuale cultura occidentale prevale l’idea della produttività che ha preso sempre più spazio, invadendo anche la parte riservata al tempo libero. Quante volte anche se non stiamo lavorando, non abbiamo il coraggio di prenderci delle pause reali che ci aiutino a non pensare alle attività di tutti i giorni? Sembra che tutto debba avere una finalità, uno scopo preciso, spesso tormentati dai pensieri di ciò che dovremmo fare, spesso ossessionati dalle cose che dovremo fare fra un’ora, domani o fra una settimana. Per questo, per molte persone, risulta difficile riuscire a rilassarsi per qualche ora o addirittura per qualche minuto. Negli ultimi anni, con l’avvento della tecnologia e dei social, abbiamo l’illusione che si stacca il pensiero guardando il tablet, il computer o il cellulare. In realtà continuiamo a inserire informazioni, dati, emozioni, con altissima intensità; si pensi quanto ad esempio tali dispositivi non aiutino ad addormentarsi poiché possono avere un effetto stimolante e non rilassante. 

In Italia (ricerca Ofcome) quasi il 40% della popolazione guarda lo smartphone entro 5 minuti dal risveglio, con un 13% che lo controlla più di 50 volte al giorno. Non solo, secondo un recente sondaggio dell’Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap) su oltre 700 persone fra i 19 e i 60 anni, il 79% degli intervistati ha avuto, nel corso dell’ultimo mese, un episodio di ansia e il 91% ha difficoltà a rilassarsi.

Quanto è difficile dunque leggere, passeggiare, andare a prendere un caffè, stare seduti in parco ecc.. o intraprendere qualsiasi attività di questo genere senza sentirsi in colpa, senza avere la sensazione di “perdere tempo” che servirebbe a fare qualcosa di più concreto, con il rischio quindi di non riuscire a godere pienamente di cosa si sta facendo, o come si direbbe nel concetto Mindelfuness, nel prestare attenzione, momento per momento, nell’hic et nunc («qui ed ora»), in modo intenzionale e non giudicante con noi stessi.

Lo psicologo spagnolo Rafael Santandreu  ha coniato il termine “oziofobia”per definire la paura di non avere qualcosa da fare. Molti psicologi si sono resi conto di quanti pazienti fossero sempre più ossessionati dal lavoro o persone che ricorrevano al lavoro per evadere dai problemi che non volevano affrontare, evitando o entrando nel panico quando avevano del tempo libero, che non avevano programmato o preventivato. Chi è affetto da “oziofobia” ha paura della possibilità di annoiarsi. Questo sentimento risulta intollerabile e genera ansia e nei casi più gravi panico. 

Ma se da una parte fermarsi e prendersi del tempo sembra un miraggio dall’altra parte lo stress rischia di essere sempre dietro l’angolo. 

Tuttavia, il tempo libero è fondamentale per mantenere un equilibrio, liberare la tensione accumulata e prepararsi ad affrontare i compiti della vita. é importante quindi provare a:

  • decidere quanto tempo dedicare al lavoro e, salvo emergenze, non usare il resto del tempo per questioni professionali; il tempo libero ha la stessa importanza delle altre attività che si si svolgono durante la giornata. 
  • dedicare  dei momenti solamente a se stessi e a ciò che ti fa stare bene, senza sensi di colpa o senza interpretarli come una responsabilità;
  • respirare: imparare a concentrarsi sulla respirazione in modo cosciente aiuta a ridurre  i livelli di stress permettendo  di ricevere una maggiore quantità di ossigeno. Basta chiudere gli occhi, prepararsi in una posizione comoda (seduti, in piedi, sdraiati) e compiere una serie di respirazioni profonde con il naso per pochi minuti.
  • camminare: che sia una passeggiata al parco o durante una durante la pausa pranzo, passeggiare per almeno dieci minuti ha un effetto rilassante immediato e aiuta a riflettere con lucidità su eventuali problemi che creano ansia.
  • dormire bene: molti problemi di stress sono causati da problematiche del sonno. Di notte, infatti, il cervello effettua un vero e proprio check up ed elimina le informazioni poco utili accumulate durante il giorno, permettendo all’organismo di riposare al meglio. 
  • disintossicarsi dalla tecnologia : può essere difficile ma è utilissimo, e non può che fare bene. 

È necessario prendersi un po’ di pausa o come scrisse Ambrose Bierce: “Ozio. Intervalli di lucidità nei disordini della vita”.