I libri: investimenti che non scadono mai!

Settembre è arrivato, si riparte, la frase che aleggia nei pensieri di tanti “ non ho voglia di ricominciare” sembra trasformarsi in gesti lenti, in pensieri deboli, in forze fiacche.

Ma si sa, è solo un momento, é il desidero di trascinare ancora un po’ il ritmo lento delle ciabatte sulla sabbia o del passo cadenzato sul selciato di montagna o anche solo l’oscillare del ventilatore che nel suo umile ma indispensabile lavoro concede un po’ di tregua al caldo opprimente. Questione di giorni e poi il tran tran ricomincia, turni più veloci, mille pensieri, tanti progetti, tante cose da riprendere comprese quelle che grazie al caldo ci sentivamo meno in colpa di trascurare.

E come ogni anno a Settembre ricomincia la scuola, si riguardano i compiti fatti, ci si affretta nel terminarli, nuovi zaini, vecchi zaini rimessi a nuovo ( figli: sappiate non si possono comprare ogni anno !) diari, quaderni dai tanti colori e in formati diversi, astucci portapenne, fodere per ricoprire i quaderni, i libri.
Ed eccolo qui il tema di cui voglio parlarvi i libri!
Al telegiornale, come tutti gli anni, si riparla della scuola e immancabilmente il servizio sul costo dei libri, sulle proteste dei genitori, sull’esborso che ogni famiglia deve sostenere. Ed ogni anno mi ritrovo a pensare che forse bisognerebbe fermarsi e riflettere sul messaggio che diamo quando ci lamentiamo del costo dei libri.
È difficile scrivere sull’ amore per lo studio e per la lettura senza sembrare antiquati, poiché viene subito alla mente quanto orgoglio c’era nelle generazioni passate, quando si possedevano “ I libri di scuola” presi con i sacrifici e tenuti come piccole reliquie ( credo che i miei genitori ancora conservino i miei libri delle elementari, perché è un peccato buttarli via!). Non parliamo poi delle innumerevoli rate per pagare le enciclopedie, per noi vera fonte del sapere. L’ odore inconfondibile dell’ enciclopedia “ I quindici” o quelle più serie come l’Universo ecc. Probabilmente molte sono ancora lì, esposti in bella fila, allineate, un po’ impolverate nelle case dei nonni, che ricordano loro quanto è stato importante potere istruire i loro figli, che il sacrificio del lavoro valeva la pena.
Ci si sente ancora così? Pensiamo ancora che il sacrificio del tran tran di oggi, dei turni nelle fabbriche, nei centri commerciali, o le ore negli uffici e in tutti gli altri posti di lavoro che spesso ci consumano e ci rubano il tempo, non abbiano un fine più grande del qui et ora?
È vero i libri costano, ma onestamente perché diamo più peso ad una spesa che getta le basi della conoscenza, del crescere, del sapere delle future generazioni e poi corriamo agli store per prendere gli ultimi modelli di smartphone ( e i dismessi vanno ai genitori, ovvio!) o le interminabili code nel periodo di Natale nei negozi di giochi elettronici. Provate un gioco con voi stessi, fate un calcolo approssimativo di quanto avete speso in giochi, elettronica, vestiti, scarpe, perché non dimentichiamo anche quanta attenzione hanno oggi i giovani per la moda, e dunque il costo che ne deriva anche per le famiglie. Quanto è stato speso invece per la cultura?
Se noi adulti continuiamo a lamentarci, non trasmettiamo l’importanza della cultura stessa, la sminuiamo, non facciamo cogliere il patrimonio del sapere che è fuori dalle logiche del tempo e sfugge alle leggi di mercato: perché una volta acquisito è mio, non diventa fuori moda, va solo arricchito con nuovi saperi, nuovi orizzonti. Non voglio pensare che la cultura mi deve essere solo data, lo posso sperare e auspicare, ma comunque io la prendo e la pretendo perché ci tengo, perché è importante, per me, per noi, per la società.
Non intendo minimizzare l’importanza della tecnologia, delle nuove opportunità, di cui io stessa faccio largo uso, ma conosco la potenza e la bellezza della lettura, dell’avere la consapevolezza che in questa vita ho approfondito alcuni ambiti, ma vorrei mille vite per poterne conoscere altrettanti: letteratura, storia, arte, musica, danza, e tanti tanti altri.
Credo che finché c’è desiderio di conoscere, c’è vita, c’è speranza. Nella mia professione ho constatato spesso che le persone che attraversavano un momento difficile o che vivevano un periodo di depressione, mi raccontavano del loro dispiacere di avere abbandonato la lettura. “ Almeno potessi leggere, mi distrarrei”. Ma per leggere i pensieri non devono premere, i libri ci aiutano a portarci via, i pensieri ci riportano alle fatiche, alle sofferenze, alle mille incombenze da affrontare.

Riprendo la frase ci Albert Camus: “Senza cultura e la relativa libertà che ne deriva, la società, anche se fosse perfetta, sarebbe una giungla. Ecco perché ogni autentica creazione è in realtà un regalo per il futuro.”
Insegnamo ai nostri figli che il danaro speso nei libri è un investimento, è un arricchimento, non passa di moda, e anche quando appartiene al passato abbiamo la possibilità di andarlo a riprendere: ciò che prima poteva essere noioso o incomprensibile si disvela, ha un senso. Ma noi possiamo andare a cercare solo quello di cui abbiamo desiderio e conoscenza quindi mancanza; non cerchiamo quello di cui ignoriamo l’esistenza.
Come disse Gustave Flaubert: “ Non leggete, come fanno i bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. Leggete per vivere.”